Cosa sta studiando il governo per fare sì che donne e uomini con bambini piccoli, adulti non autosufficienti o anziani a carico possano tornare al lavoro? E quali sono le novità e i progetti concreti per non creare il burnout delle famiglie oltre che economico?
Ce lo chiediamo come Cantiere delle Donne, all’indomani delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte e del nuovo DPCM.
Il Cantiere delle Donne è un gruppo facebook nato qualche mese fa e che, in questa fase, si sta facendo portavoce delle esigenze e delle richieste delle tantissime donne lavoratrici e madri che stanno subendo le conseguenze di questo lungo periodo di isolamento.
Dalla sera del 26 aprile è un continuo di messaggi e richieste di ingresso nel gruppo – stiamo arrivando velocemente a 3000 iscritte – che si interroga e cerca, dal basso, soluzioni a misura di famiglia, bambini, ragazzi, mamme, donne.
Riaprire le fabbriche e tenere chiuse le scuole significa penalizzare moltissime persone, soprattutto donne, ma anche uomini, che al lavoro faticheranno ad andarci perché su di loro gravano le attività di cura della famiglia.
La Fase 2 dell’emergenza covid19 si presenta, così, ancor più drammatica della Fase 1 perché se da un lato il governo correttamente si preoccupa di riavviare l’economia messa a dura prova in questi due mesi di lockdown, non tiene tuttavia in debito conto dei moltissimi altri aspetti legati a doppio filo con la ripresa economica stessa.
Se infatti la scuola non può essere il luogo dove parcheggiare i bambini, allo stesso modo non si può chiedere ancora una volta alle donne di rinunciare a lavoro, soldi e carriera per supplire alle mancanze di chi ha avuto delega dalla comunità di gestire le cose della polis.
Il bonus baby sitter e il congedo parentale non bastano a risolvere la gestione familiare, la cura dei figli e soprattutto i conti alla fine del mese. Uno dei due coniugi, quando la famiglia è “regolare” – ma sappiamo quante sono le famiglie monogenitoriali che soffrono ancora di più questa situazione – dovrà rinunciare a tutto o in parte al proprio lavoro per affrontare questa situazione.
Quanto alle donne, nel loro doppio compito di lavoratrici e principali artefici delle attività di cura all’interno della famiglia, concorrono anch’esse alla crescita del paese, forse anzi molto più degli uomini, nel loro crescere, accudire e formare i futuri cittadini.
E dal punto di vista sociale vogliamo tornare indietro nel tempo e rinunciare a queste professionalità e talenti “in rosa” che concorrono alla crescita economica, culturale e tecnologica del nostro paese?
Ci sembra che lo Stato su questi temi, almeno dopo le dichiarazioni del premier di domenica 26 aprile, non stia dando risposte concrete. E dovrebbe preoccuparsene e molto perché il problema è in tutto e per tutto un problema economico!
C’è poi un altro tema che non sembra contare per chi ha deciso le ultime disposizioni: una comunità non è fatta solo di lavoro e famiglia, ma di relazioni sociali, emotive, educative, logistiche. Come può uno Stato non tenerne conto?
Evidentemente il problema non è la pandemia bensì, ancora una volta, il sistema. È lo Stato che deve accogliere le necessità di tutti i suoi cittadini, farsene carico livellando le disparità di ruolo che spesso coincidono con disparità di genere.
Il gap uomo/donna è all’estremo negativo per il tempo dedicato alla cura. Bisogna riequilibrare.
Il Cantiere delle Donne ha sollevato il problema e continua a farlo, com’è giusto che sia, ma chiede che venga studiata una soluzione che offra un’alternativa a questa impasse rendendosi disponibile a lavorare per trovare soluzioni concrete a partire dal basso e insieme alle donne, agli uomini, alle famiglie.
È anche per questo che negli ultimi giorni il Cantiere delle Donne sta organizzando per i propri membri alcuni incontri – condivisi poi anche pubblicamente – con esponenti politici, locali e nazionali, per un confronto costruttivo. Abbiamo sentito l’assessore veneto Elena Donazzan, sentiremo l’onorevole Sara Moretto e Emma Bonino, solo per citare le ultime “politiche” invitate.
Da questi incontri di confronto importante vogliamo emergano fatti, proposte, appelli per cambiare dal basso il nostro paese e contribuire a una crescita sana, armonica, economica e psicologica insieme, affinché il tanto citato futuro dell’Italia, che è futuro dei bambini, dei ragazzi, ma anche delle donne e degli uomini di questo grande Paese, venga non solo preso in considerazione, ma attivamente sostenuto.
Noi come Cantiere delle Donne ci siamo e lavoriamo per richiamare l’attenzione della politica mettendoci in gioco.
Riaprire le fabbriche e tenere chiuse le scuole non si può
Data: Padova 27 aprile 2020
All’indomani delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte e del nuovo DPCM all’avvio della Fase 2 dell’emergenza covid19, il Cantiere delle Donne si fa portavoce delle istanze madri e padri di famiglia che torneranno al lavoro mentre i figli continueranno a stare a casa da scuola.